Tales of the Purple House

[…] Dietro lo sguardo sensibile di Nour si avverte quello discreto del regista Fahdel, che inonda il film di sequenze di grandissima poesia e di notevole qualità estetica, nelle quali anche il vento, i gatti che sonnecchiano, le gocce di pioggia sul vetro della finestra di casa, diventano protagonisti di un cinema che denuncia i problemi del Paese, mentre contempla – per contrasto – la silenziosa meraviglia del creato.

Vincitore del Premio Ecumenico al Locarno Film Festival 2022, l'ultimo film di Fahdel coinvolge lo spettatore nelle recentissime vicende socio-politiche del Libano, presentate attraverso la quotidianità di un'artista che vive nella regione di Nabatieh, nel sud del Paese, in una casetta tinta di viola. Nour Bellouk, moglie del regista, è infatti testimone della crescente frustrazione dei libanesi per la corrotta classe politica al potere, per l'emigrazione dei giovani, e per una perdita d'identità dovuta prima ai bombardamenti israeliani e poi ai dirigenti arrivisti che hanno impoverito il Paese. Nour si fa però anche portavoce del desiderio di rinascita e di rivalsa del suo popolo, dopo le esplosioni al porto di Beirut dell'agosto 2020.

Come in un gioco di specchi, le inquadrature oggettive – i primi piani di Nour – si alternano alle inquadrature soggettive, prevalenti nel film, dove domina il punto di vista di questa artista sulla realtà. Al centro c'è il suo sguardo, che compie un doppio percorso. Da una parte sta la ricezione di informazioni dai notiziari, dalle brevi visite ai negozi (corre anche la pandemia), dagli annunci per le strade. Le preoccupazioni di Nour affiorano così nei suoi pensieri affidati alla voce fuori campo, e sono amplificate dalle parole di attori colti in spezzoni di classici del cinema, come Stalker (Andrei Tarkovsky, 1979), proiettati sullo schermo di casa. Proprio la giustapposizione dello schermo televisivo alla finestra affacciata sul giardino di Nour sintetizza al meglio i due movimenti del suo sguardo: dallo schermo ai suoi occhi e dai suoi occhi verso la realtà esterna, che qui coincide con la natura, con i suoi ritmi vitali capaci di restituire il vero senso dell'esistenza. Così il magma indistinto e angosciante degli eventi, che avvicina per un attimo Nour a Monica Vitti di Deserto rosso (Michelangelo Antonioni, 1964), si apre ad un percorso creativo. «C'è chi non sa dare un significato alla propria esistenza e chi trascorre il suo tempo a prevedere il futuro per prepararsi ad affrontarlo», dice la pittrice.

Il film sembra suggerire allora una terza via da percorrere: circondarsi della bellezza della natura, creare un microcosmo in cui si riflette la perfezione dell'universo, dove piante e animali vivono in armonia; cogliere attraverso le pennellate di un quadro la struggente luce di un tramonto, la pace di un pescatore in un angolo del porto, la tensione dei rami spogli di un albero, il fluire delle acque di un fiume che scorrono indistinte come i giorni, mentre del passato restano solo i ricordi. Dietro lo sguardo sensibile di Nour si avverte quello discreto del regista Fahdel, che inonda il film di sequenze di grandissima poesia e di notevole qualità estetica, nelle quali anche il vento, i gatti che sonnecchiano, le gocce di pioggia sul vetro della finestra di casa, diventano protagonisti di un cinema che denuncia i problemi del Paese, mentre contempla – per contrasto – la silenziosa meraviglia del creato.

Più di semplici comparse in questo film, e impressi nella memoria dello spettatore, sono gli infiniti volti dei cittadini rabbiosi che sfilano per le strade di Beirut; o i volti sorpresi di due rifugiati siriani davanti alle immagini del documentario di Fahdel Bitter Bread (2019), girato tempo prima nel campo profughi libanesi; o le voci delle cantanti che inneggiano in arabo alla capitale, alla sua storia dimenticata, alla sua fisionomia sbiadita.

Tales of the Purple House è un viaggio in tre grandi capitoli, che parte dall'infanzia di Nour, scampata ai bombardamenti del suo villaggio al confine con Israele, e che giunge al presente, duro ma addolcito dalla gentilezza delle sue relazioni con i familiari e con i vicini di casa, e si conclude con rare fotografie d'archivio della Beirut fiorente di un secolo fa, quando l'equilibrio tra uomo e natura non era ancora andato perduto.

 

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Screenings in November 2022 at the Filmpodium Zürich

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Tales of the Purple House | Film | Abbas Fahdel | LEB-IRQ-FR 2022 | 184’ | Locarno Film Festival 2022

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First published: August 15, 2022