L'événement

[…] Il viaggio in un'infelicità che trabocca senza riuscire a riversarsi in alcun luogo è reso attraverso la predilezione per il primissimo piano sia sul volto dei personaggi – in particolare quello di Anne (una versatile ed eccellente Anamaria Vartolomei) – sia sull'oggetto dello sguardo della protagonista…

[…] Oltre alla discriminazione di genere, che ovviamente è un tema al centro de «L’événement», il film, ugualmente al romanzo, è disseminato di riferimenti ad ulteriori discriminazioni che dividono il mondo in dominati e dominanti.

La scelta di Anne

L'événement, vincitore del Leone d'oro a Venezia, si basa sull'omonimo romanzo autobiografico di Annie Ernaux (2000), scritto circa quaranta anni dopo l'esperienza vissuta dalla scrittrice in prima persona nella Francia di inizio anni Sessanta, quando l'aborto era illegale. Il film restituisce in immagini il racconto soggettivo, personalissimo, di una ventenne che così può dare voce alle tante donne che, come lei, hanno vissuto lo stesso dramma senza poterlo condividere, in un'epoca che non tutelava il diritto delle donne a una scelta.

Lo stile intimo della scrittura di Ernaux si focalizza sulle settimane di solitudine, sullo stato di limbo, sui giorni da lei trascorsi abbandonata da tutti, con un segreto troppo grande dentro di sé, mentre le questioni e i dibattiti sul tema sono per l'autrice in secondo piano. Le scelte cinematografiche di Audrey Diwan restituiscono l'urgenza della scrittrice e la forza del testo ritorna nella pellicola con delle convincenti soluzioni filmiche. Il viaggio in un'infelicità che trabocca senza riuscire a riversarsi in alcun luogo è reso attraverso la predilezione per il primissimo piano sia sul volto dei personaggi – in particolare quello di Anne (una versatile ed eccellente Anamaria Vartolomei) – sia sull'oggetto dello sguardo della protagonista, con la cinepresa posizionata spesso alle sue spalle, a produrre quasi un vero diario di piccoli eventi quotidiani, gli stessi che fanno da ossatura al racconto di Ernaux. Lo spettatore, così, si identifica completamente con gli occhi di Anne e riesce a percepire il suo progressivo senso di estraneità rispetto al mondo che la circonda, quello universitario o quello della provincia dove vivono i genitori (più accurata la ricostruzione degli interni rurali di provincia che le serate danzanti delle studentesse). Ciò che un tempo era familiare alla protagonista, inizia a scorrere indifferente intorno a lei, a partire dal giorno in cui sa di portare nel suo corpo un essere indesiderato.

La cinepresa sceglie di rado campi lunghi o sequenze con un ampio sfondo. Anche quando Anne è in vacanza al mare con Maxime, il ragazzo con cui ha avuto una breve relazione (nel libro si tratta di una settimana bianca), non indulge su aperti paesaggi marini. L'assenza di uno sguardo sull'orizzonte rappresenta l'incapacità di Anne di guardare avanti, al di là del presente opprimente, e di progettare un possibile futuro. La sequenza in spiaggia si risolve con un piano ravvicinato sul volto della protagonista che nuota, offuscato dalle increspature dell'acqua, che quasi sommerge la visione e suggerisce un annegamento. Disperata come un migrante dei tempi moderni, in cerca di una soluzione per un futuro migliore (è la stessa Ernaux a suggerire questa metafora nel suo racconto), Anne si affida a una mammana clandestina, dopo aver tentato altri metodi invano. Ferma nel proposito di diventare scrittrice e nel rifiuto di diventare una ragazza madre, Anne sceglie di andare avanti nel suo intento affrontando un'esperienza più dolorosa del parto, che genera in lei fierezza ed orrore, e la immerge con violenza a contatto con la vita e con la morte.

La regista decide di mostrare i diversi momenti dolorosi che conducono all'aborto e non lesina allo spettatore immagini che impressionano per la loro crudezza (ad esempio la sequenza in cui Anne chiede alla compagna dello studentato di portarle delle forbici…). Immagini che, insieme alla lucidità e alla verità del racconto di Ernaux, contengono anche aspetti disturbanti, forse più vicini a personaggi e situazioni proprie dei racconti di Doris Lessing. Oltre alla discriminazione di genere, che ovviamente è un tema al centro de L’événement, il film, ugualmente al romanzo, è disseminato di riferimenti ad ulteriori discriminazioni che dividono il mondo in dominati e dominanti. Infatti l'appartenenza di Anne a un ceto sociale basso (i genitori gestiscono un bar) accresce gli ostacoli di una ragazza in difficoltà ed accentua il suo desiderio di riscatto attraverso gli studi e l'acquisizione di una posizione sociale superiore. Le note insistenti del pianoforte su musiche originali composte da Evgenij e Saša Gal'perin – per il film Loveless i Gal'perin hanno vinto l'European Film Award al miglior compositore – si confanno allo stridore dell'animo della protagonista e rimangono a lungo nelle corde emotive del pubblico. Il massimo premio per il film ricevuto a Venezia è tutto meritato.

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L’événement | Film | Audrey Diwan | FR 2021 | 100’

Golden Lion at the Venice Festival 2021

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First published: November 17, 2021