Forma del primo movimento

[…] In quanto straordinario suo malgrado, il formalismo ha così la grande occasione di divenire espressione dell’Altro, del diverso, del marginale.

[…] «La forma del primo movimento» riesce ad aprire uno spazio di ipersensibilità e un tempo sospeso, che non ha paura della ripetizione né dell’attesa.

[…] i gesti de «La forma del primo movimento» sono tanto elementari quanto epici, nella misura in cui sembrano sgorgare dal nulla, come piccole avventure esplorative.

Il cinema non è solo narrazione, ma anche immagini e suoni che emergono, visibili e udibili, nella loro forma. Immagini e suoni che si emancipano dalla realtà riconoscibile per usare il reale come veicolo di astrazione. È la verità semplice e antica del formalismo, da sempre cittadino del regno del cinema, ma oggi sempre più spesso relegato ai margini, nei ghetti a volte lussuosi a volte miserabili dell’arte. In quanto straordinario suo malgrado, il formalismo ha così la grande occasione di divenire espressione dell’Altro, del diverso, del marginale. C’è pertanto una peculiare giustezza nella congiunzione tra lo stile cinematografico di Tommaso Donati e il soggetto de La forma del primo movimento, un’oasi cittadina, a Mendrisio, la Clinica psichiatrica cantonale.

Attraverso le geometrie astratte delle sue immagini Donati racconta un luogo preciso, nel cuore della cittadina ticinese, in due sensi. Da una parte lo rende visibile, tridimensionale, lo rivela immerso tra il parco dell’Amicizia e il parco Casvegno, lo ricorda a chi lo avesse dimenticato, o rimosso. Dall’altra ne rende visibile la sua dimensione altra, la sua realtà bidimensionale, astratta, sradicata dal funzionamento regolare e regolato della vita “normale” di una cittadina “normale”. Le geometrie che vediamo sul grande schermo hanno anch’esse una doppia funzione: da un lato liberano verso l’astrazione, dall’altro inquadrano, recintano, separano, il dentro di un mondo (ai più) sconosciuto e il fuori di un mondo ovvio, connotato principalmente dal rumore del traffico. L’accuratissimo paesaggio sonoro del film (in collaborazione con Massimo Mariani) gioca tutto in favore dell’immersione nei lunghi silenzi della clinica, dove si acuisce all’estremo la sensibilità per il singolo suono, che sia un rumore, una voce o una nota musicale. La forma del primo movimento riesce ad aprire uno spazio di ipersensibilità e un tempo sospeso, che non ha paura della ripetizione né dell’attesa. Questa sensazione di un tempo altro, dilatato, è rinforzata da un montaggio che ricorre a interruzioni inaspettate, seguite da una pacifica ripresa, ancora a di nuovo, dei ritmi lenti in cui vivono i residenti della Clinica.

Ora, questo lavoro di sottrazione narrativa in favore dell’emergenza delle forme non è però fine a se stesso, o a una poetica dell’epurazione che si soddisfa del vuoto raggiunto. Gli spazi e i tempi vuoti o, meglio, semplici che il film sa creare costituiscono piuttosto un’ampia e generosa cornice che fa risaltare i gesti i quali, per quanto minimi o, appunto, semplici, diventano per questo delle vere e proprie azioni. Quello di Tommaso Donati potrebbe esser detto persino un film d’azione – cosa che non stupirà chi nel film ha potuto o voluto entrare. In alcuni casi parte del lavoro teatrale dei residenti della clinica con i Giullari di Gulliver, i gesti de La forma del primo movimento sono tanto elementari quanto epici, nella misura in cui sembrano sgorgare dal nulla, come piccole avventure esplorative. Movimenti primi, di cui il film coglie la forma.

In realtà, “forma del primo movimento” è un’espressione desueta per la “forma sonata”, struttura portante del classicismo musicale. Esposizione, sviluppo, ripresa: un’architettura in tre momenti con i quali si coordinano in modo dinamico tematizzazione e esplorazione, ovvero affermazione del tema-matrice e sua iterazione (romantica). E tematizzazione dell’Altro, fisica e psichica, quindi sua esplorazione, percettiva e gestuale, sono proprio i due obiettivi del film di Tommaso Donati. Obiettivi che risuonano nella musica presente nel film, che alterna pezzi classici, affermativi, conosciuti, alle esplorazioni al pianoforte di Miriam, prima ed ultima protagonista de La forma del primo movimento, in due sequenze dove i gesti della sua mano disegnano nell’aria.

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La forma del primo movimento | Film | Tommaso Donati | CH 2022 | 83’ | Solothurner Filmtage 2022

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First published: January 31, 2022