Teenage Cowboy

Matteo Gariglio nimmt uns mit in die Höhen des Apennins, auf einen touristischen Reithof in Campo Imperatore, um das Leben von Michele und seinen Gefährten zu entdecken. Die Dokumentarkamera (Andi Widmer) sucht und findet die Nähe des Jungen, der sich mit dem Verlust seines Freundes Emiliano auseinandersetzt. Das Gespenst des Selbstmordes ist ein riesiger Schatten, der den Cowboytraum des jungen Italieners unerreichbar macht. Es lüftet eher den Schleier über der Depression einer Generation, die von der Tourismusmaschinerie, in deren Dienst sie steht, gepeitscht und, vielleicht ohne sich dessen wirklich bewusst zu sein, verwundet wird. Gariglio lässt im Film seine Stimme als Dokumentarfilmer bei dem Versuch auftauchen, Michele zu einem aufrichtigen Geständnis herauszufordern, doch wird das Scheitern dieses Versuchs lauter nachhallen als jedes Geständnis... Teenage Cowboy ist fähig, auch dank seiner filmischen Atmosphäre (Rebecca Tröschs Montage und Oswald Schwanders Sounddesign sind zu erwähnen), in einer geschickten Reflexion Tourismus und Trauma miteinander zu verbinden und uns den Tourismus als Trauma der Landschaft spüren zu lassen. Wie bei Micheles gescheitertem Geständnis ist auch die Landschaft als unerreichbar dargestellt: Wir sehen sie hinter den Nahaufnahmen der Figuren, wir stellen sie uns gewaltig und weit vor, aber wie der Gran Sasso bleibt sie im Grunde abwesend und doch präsent, präsent als Horizont, der für Micheles Augen unsichtbar geworden ist.
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Matteo Gariglio ci porta sulle alture dell’Appennino, in un maneggio turistico a Campo Imperatore, per scoprire la vita di Michele e dei suoi compagni. La telecamera documentaria (Andi Widmer) cerca e trova la prossimità del ragazzo alle prese con il lutto dell’amico Emiliano. Lo spettro del suicidio è un ombra gigante che rende inarrivabile il sogno cowboy del giovane italiano, sollevando piuttosto il velo sulla depressione di una generazione frustata e, forse senza esserne veramente consapevole, ferita dalla macchina turistica al cui servizio vive. Gariglio lascerà emergere la sua voce di documentarista nel film, cercando di forzare Michele a una confessione più sincera, e il fallimento di questo tentativo saprà parlare molto più di qualsiasi confessione… Teenage Cowboy è un film che grazie alla sua atmosfera cinematografica (da menzionare il montaggio di Rebecca Trösch e il sound design di Oswald Schwander) sa abilmente collegare una riflessione sul turismo e sul trauma insieme, facendoci sentire il turismo come trauma del paesaggio. Come per la mancata confessione di Michele, anche il paesaggio è presente in quanto inarrivabile: lo sbirciamo dietro i primi piani sui personaggi, lo immaginiamo stupendo ed ampio ma, come il Gran Sasso, esso resterà fondamentalmente assente, e in quanto tale presente, orizzonte ormai invisibile agli occhi di Michele.
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Matteo Gariglio | CH 2024 | 17’ | Internationale Kurzfilmtage Winterthur 2024, Solothurner Filmtage 2025
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Text: Giuseppe Di Salvatore