La scomparsa di Bruno Breguet

L’ultimo film di Olmo Cerri ammicca al genere del cinema investigativo per veicolare un materiale d’archivio di grande attualità, dove la “questione palestinese” è allo stesso tempo bandiera ideologica e spirale di violenza – violenza politica, per mettere l’accento al punto giusto. Nel 2024 riscopriamo la scomparsa di una figura controversa, per alcuni pura come uno studente ticinese, per altri vittima di un ingranaggio di spionaggio decisamente più grande dell’uomo che Cerri cerca di restituire insieme ai testimoni della sua vicenda. E in un rimpallo di passato e presente che conferma la maestria della montatrice Kathrin Plüss (in uno dei suoi ultimi lavori), il casting di questi testimoni politici e personali si rivela forse il vero punto di forza del film, dal momento che nelle loro differenze sanno incarnare le diverse anime della militanza politica, a volte ingenua a volte intellettuale, comunque mai banale e sempre profondamente umana. Il loro percorso biografico mostrerà così la parabola di disillusione e chiusura nel privato che forse ha dettato loro la Grande Storia, ma anche la parabola di maturazione dell’impegno politico, il quale si trasforma da ideologia a volte astratta a una messa in pratica che rinuncia alla vanità del globale per guadagnare la concretezza del locale. La scomparsa di Bruno Breguet è un film ticinese che abbraccia la Grande Storia per tornare, per fortuna, in Ticino e nel concreto dell’empatia che ciascuno di noi può sentire: una lezione di motivazione politica.

Olmo Cerri | CH 2024 | 97’ | Solothurner Filmtage 2024
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